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340 pensieri e discorsi

anni maria omnia circum, per tutti i mari, respinti man mano di là dove si fermano, ora da prodigi, ora dalla pestilenza, ora dalla fame, ora dalla voce del dovere che li chiama altrove. E il loro condottiere deve lacerarsi il cuore per seguire il suo fatale andare, e giunto alla mèta, trova l’avversione e la guerra, e ha avanti a sè la promessa bensì della gloria infinita di Roma, ma anche il presentimento della sua fine tragica, in cui scorrerà il suo sangue come egli dovè spargere l’altrui. Questo eroe, a cui è vaticinata Roma come nuova patria, porta nel cuore la sua antica. Egli porta con sè i simboli religiosi di lei e il fuoco del suo focolare.

Attraverso le tempeste di mare e le calamità della terra, porta quei simboli, conserva quel fuoco. Sono essi che fanno sì che l’esilio non sia esilio, ma sia la ricerca d’una patria nuova. Eppure, che strazio lasciare l’antica, la vera! Racconta esso; perciò si contiene; ma tutto fa comprendere, quando narra che fu il vecchio suo padre che diede l’ordine di spiegare le vele. Esso in tanto piange: piange e guarda la rasa pianura dove già sorgeva la patria.

O Mantova, il tuo poeta è ancora teco. Il poeta dell’esilio ancora qui spira. Chi se non Virgilio ha scritto nel Vademecum dell’Emigrante Mantovano queste sante parole?

“Non lasciate la patria vostra senza benedirla. Se anche è povera, e se perciò dovete cercare pane e lavoro in paese straniero, lontano dal vostro villaggio e dai vostri cari, amatela ugualmente, fortemente.

Chi rinnega la mamma sua, soltanto perchè è povera e non ha pane da dargli?