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42 MARIO RAPISARDI

vita ci appare trasfigurata nella penombra di una sfera ideale, a traverso un magico velo imperlato di pallidi riflessi lunari, fluttuante, vaporosa, fuggevole come immagine di sogno, come armonia celestiale ascoltata nell’estasi di un primo amplesso d’amore, in un’eclissi voluttuosa di tutti i sensi.

Chi ha dolorato ed amato sente subito il fàscino della melodia belliniana: tutto ciò, che sotto il fastidio della vita cotidiana si andava man mano oscurando nella coscienza, si desta ad un tratto come per incanto, ci ridice le dolci parole che ci han fatto palpitare nella giovinezza, fremere e spasimare nella virilità, ci fa rivivere i più soavi e i più tristi momenti della nostra vita, presentire la infinita malinconia della fine, il dissolvimento perpetuo di tutte le cose. Per questo i motivi del Bellini non ci sorprendono mai, non ci paiono mai nuovi: ci sembra di averli uditi altra volta. Dove? Quando? Il passato e l’avvenire della nostra specie si confondono nella nostra mente, l’anima si smarrisce in un labirinto misterioso, il cuore palpita più frequente, gli occhi si velano di lagrime.


VIII.


Amo la musica sopra tutte le arti. Essa comincia dove la parola finisce: è la lingua universale di tutti i cuori che amano e dolorano sulla terra (e che altro è la vita se non amore e dolore?) ci solleva dalla realtà grigia all’impero sterminato e