Pagina:Percoto - Sotto l'Austria nel Friuli, 1918.djvu/10

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scaricando alla rinfusa oggetti vecchi e nuovi d’ogni specie e d’ogni uso, gridando il prezzo che ne volevano ritrarre, come se si fosse trattato d’una vendita all’incanto.

Questo accadeva su d’un piazzale, dinanzi la chiesa di un villaggio, tra l’Isonzo e il Natisone, il giorno della seconda festa di Pasqua.

La stagione, lieta del sorriso primaverile, confortava l’occhio e lo spirito coll’azzurro del cielo e col verde della campagna.

Diffuso era un giubilo per tutto il creato, e nell’aria tepida delle ore meridiane si sentivano gli effluvi del biancospino e delle prime viole; e pareva che il mormorio del fiume fosse in armonia coi canti degli uccelli già solleciti del nido; solo al di là delle acque, verso ponente, in diversi punti, vedevi ancora sollevarsi alcune colonne di fumo: erano i villaggi incendiati nella passata Settimana Santa.

La chiesa aperta, e tuttora inondata d’incenso, annunziava la fine della funzione, e alcune di quelle comari che ne uscivano, vedendo lì sulla piazza quella confusione, riponevano in tasca il rosario per accorrere là anch’esse. Così un gran cerchio di donne si era formato all’un dei lati del piazzale, dove un soldato sciorinava a’ loro sguardi curiosi una quantità di gonnelle, di camicie e camicette, di fazzoletti e di grembiuli. Via via qualcuna si staccava dal gruppo portando con sè l’oggetto acquistato. Talune correvano a casa, e ritornavano in fretta col denaro occorrente, chi sa in quanto tempo raggranellato. Era un andirivieni, un gridìo, un baccano da non dirsi, e tutto il villaggio stava in movimento.

Fra quelle tante persone, così diversamente animate, avresti notato una giovinetta che cercava di