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Pagina:Perini - Trento e suoi contorni, 1868.djvu/130

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A proposito di piante coloranti ricordiamo lo Scotano (Rhus Cotinus) che i Trentini chiamano foiarola. Cresce spontaneo ne’ luoghi aprichi sterili e soleggiati, e si raccolgono i ramoscelli e le foglie per la concia delle pelli e per l’arte tintoria. Questa industria paesana la dobbiamo a due cittadini di Trento, al Tolt, che nella Svizzera apprese l’uso dello Scotano e a Giacomo Rungg che tentò le prime esperienze con felice riuscimento. Dovrebbesi però propagare con cura la pianta nei siti incolti e soleggiati prima che la ingordigia dei raccoglitori distrugga questa fonte di guadagno.

Oltre Lorenzo Weiss si dedicano all’arte tintoria Sebastiano Longhi, Luigi Andreotti, e Berlanda.

Pellami.


        La concia delle pelli è antichissima in Trento, e il vicolo che ora dicesi del Fossato era la via dei conciatori. Filippo Tonini è quasi il solo che eserciti in Trento quest’arte. Le pelli ch’egli pone in commercio (vacchette, vitelli, capre e montoni) si distinguono per la pastosità, consistenza ed eguaglianza di grana. La scelta qualità delle vacchette e dei vitelli tanto bianchi che cerati, dei cardovan e sommacchi è conosciuta anche fuori di paese, come sarebbe a Vienna, Praga e Trieste, e fin anco negli Stati estensi e pontificii. Godono pure rinomanza i pellami apparecchiati da Giuseppe Tambosi di Roveredo.