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gionevole grandezza. Consonante alle predette opere sorge il portico, che serve di vestibolo a quell'ingresso che è volto ad oriente, e in esso, come nelle finestre del coro, apparisce quell’aggruppamento di quattro colonnette formanti un solo sostegno, i cui fusti si annodano con bizzarro intreccio nel loro mezzo; la quale pratica non considereremo con severità di giudizio, ma come lavoro di esecuzione difficile, e forse anche come concetto simbolico, chè a quei giorni ancora l'architettura ecclesiastica era tutta simbolica e piena di arcane significazioni.
Che se ci facciamo a considerare quest’edifizio dal lato settentrionale che risponde sulla piazza, non sarà inopportuno l’osservare come si veggano in questa fabbrica manifesti indizii di epoche diverse, nelle quali fu data opera alla sua costruzione. Si guardi all’imbasamento, e si conoscerà di leggieri come dal suolo fino all’origine delle finestre le pietre presentino nella superficie tale stato di corrosione da non lasciare alcun dubbio che a questa base dell’edifizio non si debba attribuire una priorità di alcuni secoli sulla parte sovrastante. Di ciò fanno prova alcuni avanzi ornamentali di romane sculture innestati nella parte più antica della muratura, e il mutila mento delle parastate, o risalti a guisa di lesine, alcune delle quali riescono appunto là dov’è il vano delle finestre, ciò che manifesta chiaro essersi mutato il disegno. Si noti poi l’epoca in cui operò l’architetto e scultore Adamo arognese, i cui lavori si manifestano precisamente dall’origine delle finestre in fino al tetto. Quindi si guardi al portico, il quale sta innanzi alla porta, e si vedrà appartenere al secolo XV, come ne fanno fede i capitelli delle colonne di fronte, e gli ornamenti della soprastante cimasa. Questo portico è formato di ruderi dell’antico edifizio, come sarebbe il leone, il cui dosso fu goffamente inca-