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E vaglia il vero, come osserva Muratori nella prefazione alle antichità Estensi, una famiglia, che può recar prove di sua nobiltà sino da otto secoli, è già tra le cospicue, e non ha bisogno di favole per illustrarla.
Prima di mostrare la nobiltà d’una famiglia, conviene dimostrare la sua esistenza civile: abbiamo veduto, che sotto i Longobardi andarono in disuso li cognomi : Il Muratori 1fa vedere "che nei secoli decimo, undecimo, e più nel duodecimo si cominciò ad aggiungere al nome del Battesimo qualche altro nome, o cognome, per distinguere insieme due, o più persone, che portassero lo stesso nome, prendendo tal giunta o da qualche avventura, dalla patria, dal padre, dalla signoria di qualche feudo, castello, contado."
Ora da che il Vescovado di Trento fu eretto anche in Principato, i Principi Vescovi impiegarono questi feudatarj in tutti gli ardui affari; e per li servizj, che loro prestarono, tanto nelle spedizioni cogli Augusti Imperatori, e l’Impero, quanto col Patriarca d’Aquileja, li riconobbero con nuovi feudi, e titoli d’uffizi ereditarj; ed all’estinguersi qualche famiglia, ne investivano una delle recenti, rendendosi con ciò più attaccati li feudatarj.
La chiesa trentina già alla metà del quinto secolo 2 apparteneva alla Metropoli d’Aquileja; indi questo Metropolitano prese il nome di Patriarca, ed il primo scrittore, che gli dà tal nome, si è Paolo Diacono; nell’undecimo, e nel duodecimo secolo per le concessioni degli Augusti divenne assai potente nell’ Istria, e nel Friuli a segno, che mosse la guerra a’ veneziani; questa si riaccese, e nel 15.mo secolo 3 fu depresso il Patriarca, che dovette trasportar la sua sede a Udine. Ma i veneziani volendo aver un Patriarca sempre di loro nazione, l’Augusta Casa d’Austria s’oppose; dopo molte vicende Benedetto XIV. a richiesta di M. Teresa soppresse intieramente l’anno 1751 il Patriarcato, ed eresse due Arcivescovadi uno a Gorizia per gli austriaci, e l’altro a Udine per i veneziani. I Vescovi di Trento suffraganei antichi d’Aquileja non riconobbero la giurisdizione dell’Arcivescovo di Gorizia sopra d’esso loro, ed in caso d’appello le cause passavano ai Tribunali di Roma: ciò basti per cognizione degli sconcerti sofferti dai Vescovi di Trento per cagione di questo Patriarcato.
Ritornando alla nobiltà delle Valli, un’altra classe se ne conta, che non sono feudatarj, dispersi ne’ Villaggi, e di questi si formò l’anno 1750 sotto il governo del coadiutore Conte di Firmian una matricola; di tali nobili ne furono inseriti in seguito anche in quella del Tirolo.
De’ nobili rurali abbiamo parlato nella Storia.
Altra classe formano i causidici, medici, chirurghi, speziali, mercanti, droghieri, e professionisti dispersi ne’ Villaggi, mentre il resto della popolazione è impiegato nell’agricoltura; con che crediamo aver data una sufficiente notizia dello stato sociale di queste Valli.
- ↑ Loc. cit. Parte I. cap. XXVI.
- ↑ Reschius Annal. Sabinionens. Sæculo IV. n. 15. Verona illustrata Lib. X. pag. 283.
- ↑ Büsching Geograf. t. VI. pag. 477.