Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/140

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re di lui altra notizia, se non che nell’anno 1781 era in vita, ed aveva fatta onorevole accoglienza a Carlantonio Pilati, avendosi trattenuto appresso questo Vescovo alcuni giorni in occasione de’ suoi viaggi per quelle regioni, mediante una lettera di un sacerdote di Tajo cugino di questo Vescovo, che lo aveva raccomandato.

A questa Pieve appartiene Dermullo picciola Villa.

Tres è Villa in altura maggiore di quella; ma non produce vino, e scarseggia di acque.

La Pieve di Torri viene divisa da quella di Vigo per mezzo di un rapido torrente detto la Pongajolla, che non è molto grande, trae la sua origine dalle montagne di Vervò, passa tra mezzo a precipitosa Valle, e passando per la Valle di Darden profonda ed argillosa va a scaricarsi nel Noce. La Pieve ha li medesimi prodotti di Tajo, Le sue Ville sono picciole, e disperse, ed hanno diversi padroni; il terreno è in buona parte argilloso, e vi mancano il concime, e i prati. La Villa propria di Torri è picciola, posta in eminenza, e appartiene alla giurisdizione di Spor; la sola chiesa parrocchiale, e la canonica sono trentine.

Segno Villa più grande è poco distante; anche questa appartiene alla giurisdizione di Spor, come sotto questa abbiamo notato.

Le altre minori Ville sono Priò, e Molar, ed indi conviene discendere per una Valle detta di Molar. Verso mattina su d’una eminenza si ritrova una picciola Villa detta Tuenetto; questa è composta da cinque o sei case, che comprendono dodici in tredici famiglie tutte del medesimo cognome Melchiori fuorchè una. Questa Villa con alcune case disperse nelle contigue Ville formano un feudo, e li abitanti di essa sono sudditi peculiari de’ Conti di Thunn di C. Brughiero, e Caldes, come abbbiamo testè accennato. Superata la Valle si arriva alla meschina Villa di Darden. Per fine appartiene a questa Pieve la remota Villa di Vervò, ove non cresce vino, ed è vicina alle selve. Questa Villa ne’ tempi de’ Romani sopra un colle alla sua estremità aveva il castello, di cui abbiamo fatto menzione nel primo periodo istorico. L’autore si portò ad arte per esaminare la sua situazione, ma non potè ritrovare nemmeno vestigia, avendo li contadini, dopochè il Marchese Maffei aveva levate le pietre accennate nel cit. loco, spianato il terreno, e posto il possibile a coltura. Per altro non ritrovò in quella vicinanza acqua dolce, fuorchè calando nella profonda Valle si scopre una picciola sorgente, che scaturisce da una rupe, onde li castellani devono averla presa dalla Villa, ove non si ritrovano che pozzi, e forse il castello ne avrà avuto uno proprio. A fronte di questo distrutto castello vi è l’accennata Valle, detta anche in oggi la Val di Vervò, onde dai soldati si poteva guardare il passo, avendo alla schiena il Villaggio. Li rustici non seppero nemmeno indicare nulla dell’interno, nè se fosse fabbricato di puri sassi, o pietre, ovvero mattoni. E se il Marchese Maffei non ci avesse conservate le lapidi levate verso la metà del passato secolo, sarebbe forse restata sepolta anche la notizia dell’esistenza di questo antico castello. Si può credere che i Castellani abbiano fabbricate delle case, e che