Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/24

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vanni Grisostomo; e il simile in quella a Simpliciano: Primus novam Christiani nominis pacem intulit barbarae nationi. A spiegar questo fenomeno è superfluo far ingiuria a Trento col negar le antichità di Vescovado, e di fede, quando troppo chiaro consta, che a quel tempo non solo cristiani c’erano in quella Città, ma c’eran anche eresie, e che le superstizioni degl’idolatri erano annidate quasi solo in villaggi di gente rozza. Meglio è por mente alla situazione della Valle, come la descrive S. Vigilio a S. Giovanni Grisostomo1, lontana alquante miglia dalla Città, fornita di un solo passo d’ingresso fra anguste fauci, e circondata all’intorno da una corona di castelli per escludere ogni altra entrata, contenente in conseguenza un popolo separato dagli altri popoli, che potea rimanersi solitario, come le bestie ne’ loro covili. Poi supporre una universale congiura di perfidia de’ pretori, de’ municipi, de’ soldati, e speculatori, e de’ capi del popolo tutti intesi a tener costantemente fino a così tardo tempo fuori della Valle cristiani, e predicatori della fede, e legge di Gesù Cristo, per attaccamento ai loro idoli, alle loro superstizioni, e alla loro libertà di coscienza, che dalla religione cristiana veniva circoscritta da leggi.

Ma la divina provvidenza lo fece succedere in una maniera, tanto più gloriosa, e mirabile, quanto più fiera, e vituperevole era stata l’antecedente perfidia, e ostinazione.

San Vigilio, venuto da Roma in Trento l’anno 383, anche giovinetto per le eccellenti sue virtù conciliossi prestissimo così grande stima, che poco dopo morto il Vescovo Asterio, sebben di soli venti anni di età, a pubblici comuni voti fu creato successore. Fatto Vescovo s’adoperò con sommo zelo a purgar la Città dagli errori di eretici, poi si stese per villaggi, in molti de’ quali si sacrificava ancora ad idoli; e col predicare, e insegnare illuminò le accecate genti, che distrutti i falsi numi abbracciarono la vera fede, e ricevettero il battesimo. La divina grazia, che lo assisteva, e una vita illibatissima, gli aprirono la via a riportar tanto frutto. Nella campagna2 del Veronese, e del Bresciano c’erano pure degl’idoli, a rovesciare i quali non s’arrischiavano di esporsi que’ Vescovi, per non rimaner vittima del furore degl’idolatri. Vigilio pieno di spirito del Signore, stimando preziosa cosa il morir per la fede, vi si recò, predicò, e gli riuscì convertir di que’ popoli. Mentre egli affaticavasi in questa missione, a lui spediti da Sant’Ambrosio Vescovo di Milano si presentarono tre Chierici venuti dall’Oriente, e posseduti dal medesimo suo spirito di sacrificare

  1. Positus namque (cui inquilinum est Anagnia vocabulum) locus viginti quinque stadiis a civitate divisus, tam perfidia, quam natura angustis faucibus interclusus, uno pene aditu relaxatus (Iter trium Martirum dicas) qui resupinus molli dorso, valle ex omni latere dissidente, Castellis undique positis in coronam, vicinis sibi in perfidia conspirantibus spectaculi genus exibet scena naturæ.
  2. Di qua si vede, che l’esservi stati idoli nel Trentino verso il fine del quarto secolo, non sarebbe buon argomento contro l’antichità della Chiesa di Trento, se ce n’erano anche nel Veronese, e Bresciano, dell’antichità delle quali Chiese nessuno dubita.