Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/76

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di questo male cessò nell’ avvicinarsi del gran caldo dell’ estate. I viveri erano alzati di prezzo, e principalmente le carni bovine, per lo che si cercò di servirsi de’ castrati: certi capi erano divenuti affatto rari, e nel Giugno in Trento si vendeva una gallina sei libbre, ed un pollo quarantadue carantani.

Continuava in Trento il Consiglio imperial regio nell’ amministrazione del Principato: onde il Vescovo Principe ritornando nel mese di Maggio da Passavia, veduto se stesso privo dell’ esercizio del suo dominio, e che il castello della sua residenza era senza mobiglie, cavalli, ed argenti, si portò a dirittura in castel Thunn luogo di sua famiglia, ed ivi pose la sua dimora sperando, che ultimata la pace difinitiva fosse anche per cangiarsi la sua sorte.

Le spese della guerra furono grandi: li tanti carriaggi, li trasporti degli ammalati, e delle artiglierie, le ritirate precipitose, in somma tutto contribuì per aumentare le medesime, avendosi calcolato ascendere la spesa delle nostre Valli a settantamila fiorini, non comprese le giurisdizioni austriache, la cui spesa fu calcolata solamente alla seconda guerra francese, senza che in queste spese vi entrino gl’ incomodi particolari per l’ uffizialità, nè le somministrazioni di legne, e di paglie, che dovettero farsi dalle comunità gratuitamente. Secondo l’ asserzione del cancelliere del Principe, la mensa principesca soffrì in questa guerra il danno di duecentomila fiorini; quello della città poi colla Pretura di Trento si computò a fiorini quattrocentomila. Si tralasciano li danni patiti da tanti particolari, gli alberi fruttiferi tagliati, ed abbruciati, le viti sradicate talmente che in certi luoghi ai confini dell’ Italia quelle amene campagne erano affatto deserte, li mobili rubati, e guastati, le case rovinate, ed abbandonate, ed altri, che formano un ammasso di danni incalcolabili.

Dopo l’ accennata conclusione de’ preliminari di pace, Bonaparte ritirò alla linea stabilita le sue truppe, fissando il suo quartier generale in Milano, dove attese ad organizzare una novella Repubblica, che fu chiamata Cisalpina, nome desunto dall’ antica storia romana avanti Augusto, come posta rispetto a Roma di quà dalle Alpi. Ma si aveva in cuore di annientare la Repubblica Veneta. Erano fra queste vicende divisi i pareri, e gli animi de’ patrizj veneziani, e Bonaparte stesso per mezzo de’ suoi corrispondenti vi soffiava per più facilmente ottenere l’ intento, che non gli poteva più mancare, atteso che per li preliminari conchiusi colla Casa d’ Austria, alla quale essa non aveva voluto prestar ajuto, tutta la Repubblica Veneta era rimasta senza soccorso. Raggirò così sagacemente l’ affare colla forza, e colla politica, che in brevissimo tempo ci venne a capo, e li 16 Maggio 1797 in Milano fu segnato il trattato di pace composto di sette articoli palesi, con altri secreti, che contenevano uno spoglio volontario delle principali rarità di Venezia (le quali furono poi trasportate a Parigi) la rinunzia del diritto di sovranità nell’ unione del popolo, e l’ abdicazione dell’ aristocrazia, e vi venne stabilito un nuovo governo; che fu poi ben facile di far cessare anch’ esso, e così annichilare una Repubblica, che contava XIII. seco-