Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/14

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Molte bambine di famiglie agiate e appartenenti al patriziato, sono messe nei grandi educandati come la SS. Annunziata a Firenze, la Trinità dei Monti a Roma, ec., dove vengono istruite nelle scienze, nelle lingue e si danno loro quei rudimenti delle arti belle, necessari a far di quelle ragazze delle signorine destinate a figurare nel mondo.

Anche per le figlie di popolani, per le orfane, ci sono conventi e istituti fondati e sostenuti dalla carità pubblica e privata, dove si educano le ragazze al lavoro, e dove si cerca di dar loro un mestiere, che le ponga al coperto dalla miseria.

Non sono molti i giorni di grandi feste per i piccoli italiani. Nell’Italia settentrionale e centrale si festeggia nelle famiglie l’anniversario della nascita dei bambini e si danno loro dolci e regali; a Roma come nell’Italia meridionale si festeggia invece l’onomastico, e si augurano al festeggiato: «cento di questi giorni» quasi fosse un lieto augurio quello, quasi i cento e più anni di vita che gli si desiderano potessero trascorrere per lui egualmente sereni.

Una festa comune a tutti i bambini d’Italia è il Natale, il buon Ceppo che porta regali ai buoni e anche ai cattivi, ai quali sa perdonare i trascorsi con grande indulgenza.

In quel giorno si mangia il cappone, si mangiano i tortelli e lo zampone in quasi tutta l’Italia.

Nelle famiglie italiane si fa una gran festa bambinesca per l’Epifania, che vien chiamata, per corruzione Befana. È lei, nella maggior parte d’Italia, che empie la calza di doni, quando i bimbi l’appendono al camino e che qualche volta si diverte a metterci cenere e carbone se i bimbi furono cattivi. A Bologna e in Lombardia la dispensatrice di doni è Santa Lucia, che ricorre il 13 dicembre; in Sicilia sono i morti, i buoni defunti che anche nell’eternità dove