Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/19

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le ciocie ai piedi e il cappello guarnito di nastri e di fiori, sono fuori della regola comune; non studiano, non vanno a scuola e i romani li vedono aggruppati sulla scalinata della Trinità de’ Monti, in Via Sistina o al Pincio e assistono ai balli che improvvisano all’aria aperta al suono del tamburello.

Di questi piccoli ciociari se ne vedono pure molti a Parigi, a Londra, a Nuova-York e in tutte le grandi città. Essi, al pari dei calabresi e degli abruzzesi, esercitano il mestiere di modelli, di suonatori d’organetto, di addomesticatori di scimmie e s’incontrano spesso in mezzo a un gruppo di gente che li ascolta, mentre cantano a squarciagola le canzoni dei loro paesi. Non è raro che quei poveri bambini sieno stati venduti a incettatori che li bastonano e li maltrattano se non riportano la sera quei tanti soldi che debbono guadagnare con i loro canti e con le loro moine.

Poveri bambini! Soli, abbandonatati dai genitori, essi debbono sorridere e far sorridere, mostrarsi allegri mentre sanno quel che gli aspetta, mentre non hanno pane a sufficienza per isfamarsi!

Nelle grandi città europee e specialmente in America, s’incontrano pure i piccoli lucchesi che vendono figurine di gesso. Cupi, tristi, essi girano le strade con l’andatura stanca di quel popolo che lavora incessantemente e incessantemente pensa a raggranellare un piccolo peculio per tornare al paese e comprarvi poca terra, che lavorata, ingrassata, irrigata di continuo, gli dia da vivere. Sobrio, giudizioso e calcolatore fino dall’infanzia, al piccolo lucchese manca la spensieratezza e l’allegria che rende tanto simpatici gli italiani del mezzogiorno, ma il suo carattere lo preserva anche dalle sventure cui essi vanno incontro. Il lucchese, anche girando il mondo cerca d’istruirsi, im-