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usa in una casa spagnuola. Su una panca sollevata dal suolo c’è una fila di giare e di boccali di terra di diverse grandezze, e un otre da olio. Da una catena pende la caldaia o il paiuolo nel quale si cuoce il pulchero. Le pareti sono ornate di un orologio, di padelle, di coperchi, di pentole e di tegami, di mestoli di legno e di scaffali con pignatte di ogni specie.

La rozza tavola di abete è coperta di giare, vasi da caffè, bottiglie, pane e uova. Nel mezzo della stanza è stesa una stuoia sulla quale è collocato il cestino del piccolo Pedro. Juanita, la sorella a cui è affidato, gli dà da bere del latte con una curiosa bottiglia. La bambina indossa il costume spagnuolo col pettine alto, le treccie avvoltolate a ciambelle sopra gli orecchi, il grembiule ricamato, le calze traforate e le scarpe adorne di nastri e di fibbie. Juanita sa far poco, ma crede di rendersi più che utile in famiglia divertendo il fratellino, e facendo un po’ di calza, che ha buttato per terra accanto ai balocchi di Pedro; ma non è la sola oziosa; c’è pure Caro, il brutto cane, che mangia tranquillamente la minestra, e a vederlo pare che nulla debba farlo sbrigare.

Oltre a queste case appartenenti a gente poco facoltosa, ce ne sono altre nelle antiche città moresche degne di nota per l’eleganza delle loro cancellate, che paiono trine finissime, e attraverso le quali chi passa può vedere la piccola fontana, gli aranci e gli oleandri in fiore, i pilastri di marmo e diversi ragazzi che si baloccano nel patio. Questo patio è il ritrovo favorito dei membri della famiglia spagnuola durante i masi estivi.

È spesso pavimentato di marmo o di maiolica, non è coperto da tetto, ma ha torno torno dei balconi sorretti da pilastri, ai quali sono fermate delle ricche tende, e sotto