Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/52

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per preparare regali ai parenti ed agli amici, e quei regali si scambiano la vigilia del giorno sacro ai popoli cristiani.

Alle quattro della mattina di Natale incominciano le cerimonie nelle chiese di campagna, ed è la sola volta dell’anno che sono illuminate a cera. In genere la neve è gelata in quel tempo, e famiglie intere accorrono in slitta al tempio, da più miglia di distanza, rallegrate durante il cammino dalle campane che suonano a festa ed echeggiano nella grande calma mattutina della campagna gelata. Le chiese non sono adorne di fiori; il freddo intenso non lo permette; poche di esse sono riscaldate. I campagnuoli si contentano dei pini coperti di ghiaccioli, delle bètule che si agitano con cadenza, dei laghi gelati, delle stelle e della luna, che splendono sulla bianca campagna.

Lo svedese non ha capponi e carne neppure il giorno di Natale, nè quei frutti che da noi fanno pensare che la stagione delle mèssi si protragga tutto l’anno. Il povero si contenta di pesce salato con salsa di rafano, di porco salato, riso, latte; al ricco non manca nulla. Le feste di Natale durano circa dodici giorni in quei paesi di ghiaccio e di neve.

Vi è un uso bellissimo nelle campagne. Mentre la massaia, la mattina di Natale, distribuisce il pane ai poveri, il capoccia fa un covone di spighe di grano, lo lega in cima ad un bastone, e lo pianta nella neve per gli uccelli. Vi dico io che quei poveri uccellini, ai quali da tanto tempo scarseggia il cibo, festeggiano bene il Natale, e aspettano quel giorno con più compiacenza dei bambini.