Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/62

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Ma lasciamo il Tirolo e trasportiamoci in Ungheria, la patria dei magiari, degli slavoni, dei rumeni, ecc. In quel paese ci sono molti tedeschi, che vengono chiamati sassoni, e fino a poco fa la lingua tedesca era quella che serviva d’intermediaria fra i popoli diversi dell’Ungheria, ed era insegnata nelle scuole. Ma i magiari sono un popolo altero, e fanno di tutto per scacciare l’elemento tedesco; gli slavoni fanno lo stesso, poichè si considerano come padroni del suolo.

È un fatto però, che quando si vede una casa spaziosa e pulita, nella quale regni il benessere e l’operosità, dove i bambini sieno vestiti con cura, si può dire che quella è una casa tedesca. Anche in paese, i tedeschi godono fama di lavoratori, perchè si dice in Ungheria che se il sassone non avesse altro da fare, demolirebbe la propria casa per ricostruirla. La casa è generalmente circondata da un giardino pieno di fiori, ha una piccionaia, un terrazzo, sul quale il babbo e la mamma stanno la sera d’estate a prendere il fresco ciarlando con gli amici. Nella stanza più grande della casa c’è una grande stufa di terracotta verniciata di verde, intorno alla quale ci sono le panche, e sopra dei pali per asciugare i panni. Tutto è assettato che è un piacere a vedersi. Dalle pareti pende un orologio della Foresta Nera, pochi quadri rappresentanti per lo più Lutero e Melantone; in uno scaffale ci sono pochi libri, e nelle camere i letti sono bianchi e soffici come in Germania.

I rumeni sono gente semplice, di montagna. I magiari li disprezzano e li chiamano «orsi valacchi.» Quando ad un rumeno nasce un figlio il padre dice: «Mi-a cazut norve la casa.» (La felicità è entrata in casa mia). Tre giorni dopo la nascita del bambino si mettono sulla tavola cibi