Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/63

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e monete per le tre fate (ursitele) che si crede decidano della sorte di lui. Quando il bambino ha tre anni, gli tagliano con gran cerimonia i capelli, servendosi di un paio di forbici nuove, e una torta (turta) è divisa sulla sua testa. In quella occasione gli regalano diversi oggetti che gli saranno utili da grande. Gli dànno da mangiare della pasta di granturco detta mamaliga, del cacio di pecora detto branza, dei legumi e delle frutte. Gli viene insegnato a dire: «Sa nu-i dee Dumnezen omului cat poate suferi.» (Signore, dài all’uomo soltanto quanto può bastargli). Questa invocazione il fanciullo la fa a testa scoperta al levar del sole, il quale è considerato sacro. Oltre al sole sono tenuti come sacri alcuni animali e il pane bianco.

Le scuole dei villaggi sono buone e molto frequentate. I piccoli slavoni dimostrano molta attitudine per imparare le lingue straniere. Oltre alla loro ne parlano due o tre, e sono abilissimi nell’intrecciar panieri, intagliare il legno, dipingere e modellare.

Gli ungheresi invece sono poco operosi. Il bambino che guarda le oche, le lascia andare dove vogliono; la ragazza che accomoda il vestito di pelle di capra del fratello, si distrae volentieri dal lavoro per ascoltare ciò che le dice un’altra fanciulla seduta per terra accanto a lei. I ragazzi non sognano che cavalli per correre le loro valli al galoppo, ma non si dànno cura di lavorare per procurarseli.

Ci sarebbe molto da narrare sui bambini boemi, bulgari e sui molti ebrei, ma lo spazio lo vieta e mi contenterò di terminare facendovi la descrizione del Natale in Croazia.

In quel paese regnano ancora le idee patriarcali di razza. Tutti i membri di una famiglia formano una specie di co-