Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/135

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125 tro, * c tì safa vinta ogni malagevolezza ; perchè indarno è intenebrato da peregrine nubi o assordato dal rombare del tuono un cuore tranquillo. Allora, non diverso da chi guarda dal porto Valtrui naufragio, e ode le voci di soccorso de*pericolanti tra i flutti, tranquillo girerai dattorno Io sguardo; é quanto maggior pietà si desterà nell’animo • al triste aspetto dell’altrui sciagure, e con tanto maggior compiacenza ti sentirai sicuro. Cosi adoperando, riavrai, siccome spero, la pace del cuore. ' • 1 P. — Sebbene molte lusinghevoli cose tu mi sia venuto dicendo, e tra queste della facilità con cui mi credi libero dell’abban- donar la città; pur tuttavolta, dacché con parecchi argomenti noi hai persuaso, amo meglio di deporre qui le armi, anzi che interagente mi vinca. ) "A. — Or su via; bandisci una volta la tristezza, e tornatene in pace colla tua for- tana. ÌP. — Si, se pur è qualche cosa codesta tua fortuna. Giacché, come t’è noto, tra il greeo e il latino poeta sigila intorno a lei un grave litigio; a tal che, sdegnando quegli di non mai nominare n^lle sue opere la fortuna, non altrimenti che non esistesse, questo nostro più volte ne fa menzione, invocandola anche quale onnipotente; ed alla opinione di lui aggiunge autorità un nòbile