Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/153

Da Wikisource.

ve, non ve *n1 è alcuno* maggiore di questo. Ma* ne parleremo appresso, che non ne giun-* se ancor tempo,. ! pt — Chi sia prode-di braccio, accenna1 il colpo e Io vibra; io poi si del cenno che del colpo ini turbo; e già comincio a temer fortemente.: A\ — E quai sarai tu; ove io ti piaghi della mortale ferita? Or sappi , che questa a cui ti professi, debitore di tutto, questa* fu. che t'uccise; P. — Dio buono! e perchè* modi me ne potrai render convinto?/ A. — Ella dilungandoti dall* amore del* cielo, in cambio del creatore ti fece inchinar* l'animo alla creatura; e ciò fu che agevolmente- ti menò a morte. P: — Non sia; cosi affrettato il tuo giudizio. Io ti so dire anzi che l’amore di lei; mi condusse a quello di Dio.. A. —Però ne ha sconvolto Y ordine. P. — Di che guisa?/ A. — Perchè essendo dover nostro di a- mare ogni creata cosa per amor del creatore. tu per contrario, pigliato aliamo dalle dolcezze della creatura,. non amasti il creatore secondochè conveniva , ma cosi riguardasti al supremo artefice, come se nulla più eccellente di lei fosse uscito dalle* sue mani; e non rammentavi intanto che tra le cose belle, T ultima è la leggiadria della persona.

  • '44 %