Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/50

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cauti, e la voce di chi vi sta presso blanda vi risuonò sempre all'orecchio, del che non si corre pericolo cogli estranei; quanto più non avrete a temere le proprie frodi, mentre grande è l’amore che recate a voi stessi, grande l’autorità e la domestichezza. Oltre a ciò non v’ha alcuno che non estimi sè medesimo oltre il dovere, e più si ami che non convenga. E allora, come dispaiare l'ingannato dall'ingannatore?

P. - Sovente oggi ricadi nelle stesse parole: ma io, se ben me ne ricorda, non mai ho ingannato me stesso. Così gli altri non avessero ingannato me!

A. — Ora sì che con questo falso tuo vanto più che mai ti raffermi nell’errore. Io però non ho della tua mente così basso concetto, che non la creda atta ad intendere di per sè, ove più attentamente riguardi, siccome non possa avervi alcuno che, se non volontariamente, precipiti nella miseria; nel che si fonda ogni nostro ragionamento. E dimmi in fede tua; ma bada prima di rispondere che non la passione, ma l’amor del vero t’ispiri; se v’abbia uomo che dalla necessità sia stato condotto a peccare. Certo non ignori, essere sentenza dei sapienti che il peccato sia un’azione volontaria, e in tanto che cessi d'esser tale ove manchi la volontà. E, siccome prima mi concedesti, l'uomo che è puro di colpa, non vuolsi chiamare infelice.