Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/58

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P. — Or vorrai crescere in me lo sconforto?

A. — Questo desiderare che dici, è sì una parola, ma tale che racchiude in sè innumerevoli cose.

P. — M’agghiacci di spavento.

A. — Per tacere d’ogni altra condizione che si richiede al compimento di codesto desiderio, molte ve n’hanno pure, dal cui sovvertimento esso è generato

P. — Non intendo il significato di queste tue parole.

A. — Un desiderio cosiffatto non può sorgere se non nell'animo di chi abbia spenti tutti gli altri. E tu ben sai a quante e quanto varie cose l’uomo aneli nella vita, le quali gli sarà forza mettere sotto i piedi per salire alla cima della somma felicità. Del cui possedimento poco tenero si dimostra chi ami altro all’infuori di lei.

P. — Comprendo ciò che dici.

A. — Ma, e quanti v'hanno che giungano a dar morte all’infinito novero delle umane cupidigie? che governino l’animo col freno della ragione? Chi oserà affermare: io non ho nulla di comune col corpo, fastidisco ciò che agli altri torna piacente, sospiro solo alle gioie del cielo?

P. — Oh tra gli uomini di cotali ve n’ha assai pochi! ed ora mi è chiara la difficoltà a cui minacciando accennavi.