Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/78

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Quindi ogni qualvolta che di proposito rifletti alla morte e ti richiami ad altre fruttuose meditazioni, e dalla bontà dell'ingegno sei portato ad alte considerazioni; ecco insorgere una torma di contrarii pensieri che traendoti dal luogo in cui non avevi forza a sorreggerti, ti precipita nel fondo. Donde accade che i buoni proponimenti, attesa la soverchia tua mobilità, riescano a nulla; e cagionando le interiori battaglie a cui accennammo, te ne derivi quell'ansietà d'un anima che mal paga di sè, abborre le macchie di che va brutta, nè s'induce a detergerle; conosce il torto sentiero, ned ha forza di camminare pel retto; trema al sovrastante pericolo, senza che s’affanni a sfuggirlo.

P. — Ahi misero a me! adesso sì che tentasti a fondo la mia ferita, e tutto io ne risento il dolore, e il punto della morte mi fa spavento.

A. — Ora te ne stai meglio che la pigrezza s'è partita da te. Ma poichè il nostro discorso s’è oggi protratto a lung’ora, parleremo dell’altre cose all’indomani. Riposiamoci alquanto.

P. — Alla mia stanchezza non v’ha miglior rimedio che il silenzio e la quiete.