Pagina:Petrarca - Le cose volgari, Aldo, 1501.djvu/18

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Io mi rivolgo indietro a ciascun passo
     Col corpo stanco, ch’a gran pena porto;
     Et prendo allhor del vostr’ aere conforto,
     Che’l fa gir oltra dicendo, oime lasso.
Poi ripensando al dolce ben, ch’io lasso;
     Al camin lungo, et al mio viver corto;
     Fermo le piante sbigottito et smorto;
     Et gliocchi in terra lagrimando abbasso.
Talhor m’assale in mezzo a tristi pianti
     Un dubbio, come posson queste membra
   Da lo spirito lor viver lontane:
Ma rispondemi Amor; Non ti rimembra,
     Che questo è privilegio de gli amanti
     Sciolti da tutte qualitati humane?


Movesi’l vecchierel canuto et bianco
     Del dolce loco, ov’ha sua eta fornita,
     Et da la famigliuola sbigottita,
     Che vede il caro padre venir manco:
Indi trahendo poi l’antico fianco
     Per l’extreme giornate di sua vita,
     Quanto piu po, col buon voler s’aita
     Rotto da glianni et dal camino stanco:
Et viene a Roma seguendo’l desio
     Per mirar la sembianza di colui,
     Ch’anchor lassu nel ciel vedere spera:
Cosi lasso talhor vo cercand’io
     Donna, quant’è possibile in altrui
     La desiata vostra forma vera.