opposizione non esce mai dai limiti, non è mai nè grossolana, nè personale: combatte le idee, i principii. Egli è il più sapiente strategista parlamentare della Camera — con il signor Mellana ed il conte di Cavour. È abile, e nel fondo sempre un poco avvocato. E’ manifestò questo tatto fino dal suo esordire, quando spinse nel precipizio il suo rivale Pinelli — vi correva di già assai bene coi propri piedi. E fu allora che il Ratazzi sposò l’Italia — chi sa? forse al treiziéme, come dicevasi a Parigi quando i rioni della città non erano che dodici. Ratazzi è oggidì partigiano del progresso lento, ma continuo — ovvero, conservatore progressista. Parlando del terzo partito, completerò il suo ritratto col programma del partito suo. Però debbo aggiungere, che dopo il suo ritorno da Parigi, il commendatore Ratazzi è tutt’altro uomo. Non si vede il sultano delle Tuileries impunemente, se non si hanno coscienza, principii, propositi, interessi determinati e considerazione di sè altissima — tutto di bronzo. Ratazzi è tornato partigiano ad ogni costo dell’alleanza francese. Egli ha assunto la parte difficilissima di moderatore — parte che avrebbe consunto innanzi l’ora lo stesso Cavour, se questi non si fosse di tempo in tempo ritemperato con dei colpi di audacia, con delle risorse di genio, ma disperate, alle quali l’onestà e la prudenza del signor Ratazzi non si piegheranno mai di ricorrere. Ratazzi andrà al potere prestissimo — prima forse che questo libro venga alla luce. Che ci pensi bene. Se egli non deve essere altro che un changement