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trascinati da un sentimento vago, sono forse strumenti di ambizioni celate; essi aggiungono un suono all’eco che palpita intorno a loro e nei loro ranghi. Gli abili si servono di questa forza; imperciocchè la peggiore di tutte le forze è quella che, non ragionando, colpisce come il martello della fatalità. E di quinci questa unanimità di scopo mirato da tante personalità diverse e variate.

Vi sarebbe ancora un’altra circostanza che potrebbe, non dico già riunire, ma ravvicinare tutti gli elementi della sinistra, e sarebbe la presenza del capo, vale a dire Garibaldi, il quale virtualmente primeggia tutti i partiti. Ma Garibaldi non è presente. Egli ha una capacità parlamentare molto discutibile, non è uomo da imporre o da osservare la disciplina. Di guisa che, tranne nel voto e nello scopo, la sinistra resta in frazioni come io ve la dipingeva più su. Garibaldi a parte, sonovi qualche altri individui che potriano passare per capi di partito, a causa dei loro precedenti. Io mi limito a nominare Sirtori, Brofferio, Montanelli, Tecchio, Guerrazzi e Ferrari. Ma essi sono ad una volta testa e coda della loro parte, perchè niuno li segue.

Io non mi fermo molto su Ferrari. Egli è conosciuto in Francia, forse più che in Italia; e fuvvi un momento in cui e’ sollevò qui la collera universale, non a causa dell’irreprovevole suo carattere, ma a causa delle sue dottrine. Il signor Ferrari è il solo federalista della Camera — perocchè io non so che, palesemente almeno, due ne fossero. Egli non maschera punto vigliac-