Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/102

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litiganti dopo aver guadagnato il processo. Egli era l’agente corruttore di quell’eterna prostituta che addimandasi magistratura. I clienti s’indirizzavano a lui per arrivare a colpo sicuro al commissario relatore del loro processo o al consigliere influente nella votazione.

Oltracciò, quarant’anni, marito di una moglie brutta, padre di famiglia orrida. Figura aperta, grassona, ben rasa, a doppio mento, bocca sorridente, occhio penetrante, intelligenza svelta, ateo rimpinzato di una messa al dì.

Il suo imbarazzo a rispondere non durò che un attimo. Tutt’altri, meno intelligente di Don Diego, non se ne sarebbe avveduto.

— Io? sclamò Don Lelio, voi mi dimandate ove io attingo le mie inspirazioni? Ditemi anzi tutto, voi, da parte di chi venite qui, che specie di uomini sono coloro che vi hanno raccomandato a me ed introdotto in casa mia?

— Io non ne conosco che uno, rispose Don Diego: il barone di Sanza, mio compaesano.

— Rispondete voi di lui?

— Io arrivo di provincia.

— Egli ha risposto di voi, nondimanco!

— Suo padre, il conte di Craco, che mi conosce dall’infanzia, gli avrà forse scritto di aiutarmi.

— Voi siete dunque ben sospettoso, o, se meglio vi piace, ben prudente, per non osare rispondere apertamente del barone.

— Io non dico ciò, al contrario! sclamò Don Diego allarmato. Ma rispondere di che?