Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/104

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non capiscono un’acca di costituzione, di unità italiana, di costituenti, del diavolo e di sua moglie. Essi mercanteggiano anime di trapassati, non di cittadini del regno costituzionale delle Due Sicilie. Bisogna restar fedeli al mandato. Servire i nostri amici, ma non solleticare la folgore assopita dei nostri nemici. Davvero! noi saremmo proprio bene avanzati se chiudessero la nostra bottega. Capperoni! e le anime che bollono nel fuoco vendicatore e redentore? Ed i nostri padri, le nostre madri che ci tendono le braccia dal fondo della loro caldaia di zolfo? Ser abbate, vi do quattro carlini al giorno. Se ci f..... in gattabuia, e’ non sarà il barone di Sanza che ce ne caverà e che vi darà soltanto tre calli.

— Volete farmi la grazia, signore, disse Don Diego dopo un istante di silenzio, di spiegarmi chiaramente e senza considerazioni indirette, la natura delle mie funzioni morali, oltre il conto materiale del danaro. Io non vi comprendo, perchè ho paura d’indovinar troppo.

Don Lelio appiccò i suoi occhi scrutatori sul viso del suo interlocutore e lo sbirciò lungamente. Don Diego, a sua volta, lo guardò negli occhi intrepidamente. Essi si squadrarono come due persone che vanno a battersi, cercando di pesarsi mutuamente, scandagliarsi, leggere l’uno nel pensiero dell’altro. Infine Don Lelio ruppe il silenzio.

— Siete voi ricco? dimandò egli.

— Sono un ciompo.

— Vi do allora otto giorni per trovarvi un altro posto. Questo qui, è al di sotto del vostro ingegno e della vostra coscienza.