Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/151

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menti erano belli, somiglianti a quelli di Cesare Borgia. Era alto e ben proporzionato, ciò che aumentava l’eleganza del suo portamento e delle sue maniere. La sua solennità affettata mascherava la lentezza della sua intelligenza, la quale aveva bisogno di riflettere per comprendere. Il suo cuore, anch’esso, si commoveva con calma. La natura lo aveva dotato di un’organizzazione linfatica; ma il barone di Sanza aveva avuto la scaltrezza di farsi un merito di questa opacità e di far passare questa indigenza di vitalità per l’opera della volontà.

La sua istruzione non era estesa, ma era solida. Aveva il giudizio dritto, il sentimento della giustizia, l’amore della libertà, benchè non ripugnasse alla monarchia. I suoi costumi si modellavano su quelli dell’aristocrazia inglese o piuttosto quella parte dell’aristocrazia inglese che si dà alle pubbliche funzioni. Ascoltava bene, conservava il segreto con fedeltà, aveva il coraggio dell’uomo che si stima e che ha la coscienza di fare il suo dovere in tutto ciò che fa. Aveva avuto due duelli con due ufficiali svizzeri, cui aveva feriti. Il mondo lo ricercava. Le giovanette ne almanaccavano come di un buon partito, benchè il barone fosse relativamente povero.

Per isventura, egli non sentiva il bello, — al di là della forma essenzialmente plastica. Avrebbe avuto un’eccellente stoffa di magistrato. Ma gli mancava la penetrazione subita, necessaria, anzi indispensabile al diplomatico. Dava le traveggole però in modo rimarchevole, per la composizione