Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/150

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Sì, mia povera figliuola, gli è bene lo stesso individuo, ma non è più la medesima maschera, non è più la medesima scena, non sono più le medesime circostanze. Lo studente in via di divenir diplomatico, che dalla capitale cade in provincia e che incontra nella casa di suo padre questa perla di bellezza e di purità, si sarebbe creduto disonorato se non le avesse spippolato qualche madrigale, — sopra tutto dopo aver passato i begli anni dell’infanzia insieme a cercar nidi, a giuocare a mosca cieca e dar la caccia alle farfalle il giorno ed alle lucciole la sera. Ma a Napoli, ma essendo uno dei lions della moda, ma penetrato di già nel tempio di Iside della carriera diplomatica, ma in faccia alla poveretta affagottata in un astuccio di monachetta, lui, il barone di Sanza, tu la figlia del sarto.... ah! povera figliuola, di’, di’ dunque, è questi il medesimo uomo? Se il barone di Sanza non fosse stato un giovane d’onore, egli avrebbe, tutto al più, divisato di far di Bambina un tastullo d’amore. Ma egli rispettava ciò che suo padre stimava: il carattere del fratello, l’innocenza della sorella.

Tiberio aveva ventitre anni, ma sembrava più attempato. Portava tutta la barba, — quel primo getto della giovinezza, soffice e vellutato, che s’imbeve di sole e corrusca di quel color d’oro tanto caro a Tiziano cui ammiriamo nel ritratto di Carlo V. Aveva occhi verdi, ma vivi, ciò che ne faceva scomparire la fredda ferocia; la pelle bianca lenticchiata, ciò che toglieva alla sua costituzione i sintomi della debolezza. I suoi linea-