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un tratto, prese sua sorella dalle due spalle, l’inchiodò sul luogo, fissò su di lei due occhi elettrici iniettati di sangue ed urlò:
— Chi? chi dice ciò?
Bambina non aveva giammai visto suo fratello in uno stato simile d’eccitamento. Ella tremò e balbuziò, non volendo tradire il segreto della visita di Tiberio, come gli nascondeva pure la sua visita al gesuita.
— Lo si dice... la città ne parla... una lettera anonima che ho gettata al fuoco... qualcuno che mi ha avvicinata in istrada..., infine, l’è così: ti sospettano.
— Sciocca! tu hai visto il barone di Sanza, rispose Don Diego, lasciando sua sorella che piegava sotto la sua pressura. Non mentire: tu l’hai visto. Ebbene, sia.
— È dunque vero?
— Non lo è ancora, ma lo sarà.
— Oh fratello, fratello! gridò Bambina singhiozzando.
— Silenzio, bimba. Non son io che l’ho voluto; non sei tu che l’hai provocato: l’abisso invoca l’abisso; ebbene cadiamoci.
— Tu mi riempi di terrore.
— Stolidezze! Noi siamo in questa città una eccezione balorda, e vi facciamo scandalo. Ecco perchè, non potendoci accusare, ci sospettano. Che ci accusino allora, e tocchiamo almeno il prezzo dell’infamia, poichè ce ne affusolano la livrea. Ah! io tradisco? ah! io ti vendo? Dio e fulmini! sia. Io tradirò e ti venderò.