Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/167

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mi è sembrato comprendere dal discorso del capo di ripartimento. Possiamo noi sottrarci a questa marea di fango che ci assedia da tutti i lati, che c’inonda e che ci coprirà infallibilmente? Colpevoli e balordi ad un tempo! Ah! no, no, giammai. Io voglio cader nella fogna, ma su i miei piedi, non esservi precipitato la testa in giù.

— Oh madre mia, madre mia, gridò Bambina, non udire tuo figlio a quest’ora di demenza: e’ non sa ciò che dice.

— Ahimè! e’ non lo sa che troppo. E se tu potessi leggere nel mio cuore, io non ti farei orrore, ma pietà. Come? io ti avrei sorvegliata piccina, ti avrei guardata giovinetta, sarei stato per tanti anni fiero della tua bellezza, della tua innocenza, sarei stato geloso della brezza che folleggiava nei tuoi capegli, avrei fremuto contro il vento che scomponeva le pieghe della tua gonna, avrei spiato il tuo sonno, avrei letto nella tua anima, avrei ascoltato i battiti del tuo cuore per sorprendervi lo sveglio della donna, per circondarti delle mie cure, e tu puoi pensare che io ti consegnerei delle mie proprie mani, senza sentirmi schiacciare sotto il peso del cielo e della terra? Come? tu che mi hai visto impallidire leggendo la istoria del padre di Ifigenia, tu credi che io non morrei di dolore sapendo che tal giorno, alla tale ora.... Bambina, cara figliuola, cara sorella, avvelenami. Io sono un mostro.

— No, fratello: è una terribile ubbriachezza che tu traversi in questo momento. Ritorna in te; calmati. Se tu sapessi quanto io t’amo! se tu sapessi quanto ti compiango....!