Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/166

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assorbe la donna, che ne cancella perfino il nome. Questa tavola di marmo, allogata sur una cloaca, la cangia in altare.

— E la coscienza?

— Non parlare di ciò che tu ignori, fanciulla. La coscienza non è il pentimento, ma il rimpianto. Ora, tu non hai nulla a rimpiangere. Tu soccombi, tu ti sacrifichi, tu mi salvi..., il tuo cuore, i tuoi sensi, la tua volontà, la tua scelta, il tuo piacimento..., e’ non vi sarà nulla del tuo. Che rimpiangeresti tu dunque? Ma una vita nuova ti sorriderebbe. Io lavorerei per te, per costituirti una dote. Io risparmierei. Brillerei. Avrei dello zelo.... Sorella di un vescovo! dotata della tua bellezza! all’età tua! sotto un altro cielo! Bambina, il tuo cuore si aprirà. Tu amerai. Tu potrai pretendere a tutto. Un giorno di lutto e di sacrifizio sarà presto obbliato: il sole dell’avvenire l’assorbirà. La colpa... l’è poi una colpa? si perderà nel silenzio.

— Cessa Diego: tu mi fai orrore! urlò Bambina coprendosi la faccia delle mani.

— Bambina, te ne scongiuro a ginocchio, non lasciarmi solo a portar questa croce. Non sono io che vi ho pensato il primo. Non sono io che ti forzerei se fossi sicuro che potremmo sottrarci a questo destino. E’ son tutti congiurati contro noi, contro te. Il tuo barone di Sanza v’intingerebbe il dito. La polizia ci spinge, il vescovo ci spiana la via, Don Domenico Taffa c’invita, il tuo gesuita ti attira e ti prepara alla caduta... fino a monsignor Cocle sarebbe della partita, per quanto