Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/286

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bocca lipposa del suo confessore. In fine, io vado ad intrigarlo col mistero lavandomi le mani e lasciandolo giudice se egli debba o no ricevervi. Volete, signorina, farmi l’onore di ritornare qui domani o di lasciarmi il vostro indirizzo?

— Ritornerò. Io abito in casa di lady Keith, al Vomero. Ma, ve ne scongiuro, non mandatemi a cercare: io vi ricevo un ricovero caritatevole.

— In casa di lady Keith? gridò il principe di Schwartzemberg. Comprendo alla fine. Il re vi riceverà senza fallo. Io ve lo garantisco. Forse vorrà desso vedervi stassera stessa.

— No, stassera. Io non avrei alcuna scusa per allontanarmi dalla villa la notte.

— Un’ultima parola, e ve ne prego vogliatemela perdonare. Vi è in tutto codesto qualche cosa di cui avremmo ad arrossire? Una macchia ad una stella....

Bambina si coprì il viso colle mani ed interruppe il principe con un singhiozzo.

— Io non sono una spia, gridò essa. È un sacrifizio di morte che io perpetro e non un’azione infame. Ma al postutto, io non ne so nulla. Io pago un debito.... Se fo del male a qualcheduno, gli è che io non posso altrimenti scongiurare il pericolo d’un altro.... Siate indulgente, signore. Se voi sapeste il decreto fatale che mi pesa sul capo, voi sareste misericordioso come Gesù. No, non mi disprezzate, no: io non sono nè spia, nè venale.

— Scusatemi, signorina, io non aveva alcuno intento di oltraggiarvi. Sono rassicurato. Credo anzi di avere indovinato.