Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/306

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Ferdinando II era uno dei tre sovrani epilettici dell’epoca, con l’imperatore di Austria Ferdinando e Pio IX. Di quinci il suo colorito giallastro come la scorza del mangustan, quel non so che di sbalestrato nel suo sguardo non mai vellutato. Gli occhi grigi, — che d’ordinario sono espressivi e senza malandrineria, — avevano in lui l’aria degli occhi di un lupo malinconico. La sua fronte pretuberava. Ma lungi dallo indicare l’intelligenza con i suoi bernoccoli la somigliava ad un cercine di carne gonfiata, qualche cosa come quel giro di capelli intonsi che i francescani si lasciano intorno al cranio per imitare la corona di spine del Cristo. La testa aveva così un cotal che di capitello di una colonna di ordine corintio. I capelli tosati corti si rizzavano ostinatamente in tutti i sensi, — segno di pertinacia senza riflessione.

E’ non aveva il famoso naso borbonico, indizio di razza come il famoso labbro austriaco degli Absburgo. Regolare alla punta, quel naso reale si conficcava bruscamente fra le due orbite e lasciava un cavo tra le due sopraciglie. La bocca era larga, semichiusa, arruffata agli angoli come per burlarsi dei melensi baffi che la orlavano, — baffi rari, sparuti, malesci, — segno di ferocia. I peli del suo viso erano altresì rari e duri come i sentimenti che gli spruzzavano dal cuore. La sua faccia grassa cadeva a cascatelle, lasciando dei solchi che non rifrangevano la luce. Di guisa che, quella pinguedine che d’ordinario esprime la bonomia spiritosa o stolida, in Ferdinando II addiveniva lugubre e burlesca come un ubbriaco che