Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/309

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audaci, — scritte tutte di suo pugno. Egli era il botolo nella razza canis dei sovrani. Non avendo alcuno istinto leale, diffidava di tutti, — al punto che, essendo piissimo, ed avendo un confessore reale titolare, e’ si confessava a tre o quattro altri frati o preti, presi a caso, un po’ dovunque, ove egli andasse. E’ divideva e sperperava così la confessione de’ suoi peccati. Di modo che la sua partita con Dio era in regola, ma alcun uomo non lo conosceva tutto intero.

Ferdinando II era inesorabile, ma solamente pei crimini di Stato. Il sangue ed i gemiti del delinquente lo esilaravano, quelli del deliquente ordinario non lo allettavano.

La sua istruzione era singolare per un re. Egli avrebbe potuto insegnare teologia al Collegio Romano; ma ignorava completamente la storia, il diritto pubblico, l’economia sociale. Non un sarto di Lamagna avrebbe tagliato un uniforme come lui; ma e’ faceva manovrare le truppe a controsenso. Sapeva il Bollandista a menadito; ma e’ non seppe mai perdurare nella lettura di un romanzo, di un poeta, di un filosofo, di un istorico. E’ chiamava il signor Thiers un compilatore di almanacchi! Aveva in orrore il teatro. Ond’è che accolse con entusiasmo l’idea della regina Teresa, un dì canonichessa a Vienna, brutta e gelosa, la quale propose di tuffar le ballerine in un paio di brache di percallina cilestre larghissime e di cucirle in un canzou chiuso fino al collo.

Egli diceva ad ogni pie’ sospinto, come Luigi XVI disse una volta sola, in una circostanza so-