Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/317

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— No, sire, io non ho visto nulla, forse perchè non è negli appartamenti di questa eccellente ed innocente dama che essi si radunano, ma in un padiglione nel fondo del giardino.

— Ed il capo?

— Il capo, sire, è il vostro ministro della polizia, egli stesso, il marchese di Sora.

Il re e l’ambasciadore si guardarono reciprocamente: il re con sospetto, quasi avesse voluto dire: Siete voi che tramate questa farsa! — l’ambasciatore, con un’aria di trionfo, come se avesse detto: Non avevo io ragione? Seguì un silenzio di qualche minuto. Il re disparve per la terza volta.

— Ancora! borbottò il principe.

Poi indirizzandosi a Bambina, soggiunse:

— Voi portate un’accusa terribile. Voi, vostro fratello, la persona che vi ha consigliata e cui si scoprirà, voi siete tutti perduti se avete mentito.

— Io non so, replicò Bambina. Ma io credo nell’uomo che mi ha rivelati questi misteri.

Il re ritornò. Era turbatissimo.

— Signorina, diss’egli, vostro fratello sarà libero e vescovo, parola di re, se voi o la persona che v’inspira potete provarmi la verità di questa formidabile accusa. Capite?

— Sire, replicò Bambina, io sono un’eco. Io ho ripetuto ciò che mi hanno comunicato. Ma come V. M. vuole ella che io glielo provi?

— Facendomi vedere.

— Ma io non posso nulla, sire. Io non posso che soggiungere questo semplice dettaglio: Lunedì, 27