Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/363

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servirebbe la vita, poichè e’ non poteva vendicarsi? Trascinare questo martirio nella mente per degli anni! nudrire questo avoltoio dei briccioli del suo cuore! contemplare questo spettacolo, notte e giorno, nel sogno e vegliando, quel prete e quella giovane tanto diletta, allacciati come la Fede e la Carità, traversare la vita come Francesca da Rimini e Paolo traversano l’eternità nel magnifico quadro di Scheffer! Ciò era insopportabile. La morte era l’obblio, la pace. Egli guardò dunque Filippo con aria grave e severa, e, cessando dal supplicare, gli disse:

— Vieni.

Filippo esitò. Un mormorio scoppiò infra i galeotti, e l’un dessi, un politico, gli disse

— Se non l’hai calunniata a disegno, bisogna andare. La vittima ha la parola.

Filippo celò il suo coltello sotto la giubba e rispose:

— Io prendo Dio a testimone che io ho ripetuto ciò che mi hanno detto. Ma se la calunnia vi è, io ucciderò il calunniatore, e felice quanto lui dell’innocenza di quella giovane, offrirò a Gabriele la riparazione che esigerà.

Filippo prese il braccio di Gabriele, il cui passo barcollava, e lo trascinò al parlatorio. I galeotti li seguirono in massa.

Si permetteva agli uomini ed ai fanciulli di entrare nelle corsie e nel cortile per vedere i parenti: le donne erano ricevute in una piccola sala, divisa in due da un duplice cancello, separato da venticinque o trenta centimetri d’intervallo. Pote-