Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/439

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suona, accasciato sur una seggiola, come un cubo di carne disossata, egli lasciò parlare la donna senza interromperla nè con un gesto, nè con un grido, non mostrando alcun interesse, alcuna curiosità, non facendo la minima osservazione, nè manifestando il minimo rimpianto. Un medico che gli avesse tastati i polsi, non li avrebbe sentiti. Concettella gli offrì da mangiare, prodigando le consolazioni. Don Diego mangiò tutto, bevve tutto, senza la più piccola coscienza di ciò ch’e’ faceva, non accorgendosi nè del giorno nè della notte, non dormendo, perocchè tutto dentro a lui era agghiacciato. Lo si sarebbe detto la moglie di Lot cangiata in statua di sale!

Questa specie di catalessia durò cinque giorni. Concettella non cessò di parlare, di narrargli i più minuti particolari della catastrofe. Ma Don Diego non aveva udito che un motto: ella è morta! E le ultime parole di sua sorella, la lettera di addio che ella gli aveva lasciato, erano cadute sul suo spirito come la pietra del sepolcro. Concettella che si sentiva tuffata in un mistero, non osava consultare i vicini, nè chiamare un medico, paventando di rischiarare un delitto. Don Gabriele l’aveva atterrita; poi essendo ritornato per visitare Don Diego, le aveva consigliato di tenersi cheta e di lasciare agir la natura.

Occorse però una circostanza in cui Concettella fu costretta a rompere il riserbo. Don Domenico Taffa si presentò per parlare a Don Diego, da parte del ministro dei culti, ed insistè per vederlo, malato o no. Egli portava un ordine al re. Gli era