Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/148

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tale a causa della sua taglia fine, svelta, elastica, della testa che portava sempre alta, del piede inarcato, del passo voluttuoso ed elegante, di quel tal camminare, insomma, di cui si pretende che la sola Parigina abbia il secreto.

Cecilia montava a cavallo ed era molto abile alla scherma. Faceva versi, od almeno delle cose rimate. Leggeva molto bene quelli degli altri, rappresentava molto bene la commedia nei teatri di società, suonava il violoncello, cui chiamava la sua viola di trovatore, ballava la cachucha, decideva di questioni d’onore nei duelli e di questioni di blasone. Si aggiungeva (dalle sue rivali ben inteso) che teneva testa a chiunque nel bere sciampagna ed anche sherry.

Le si rimproveravano mille civetterie; ma non si poteva accusarla d’un fallo. Si citava però qualche cosa che non era stato in realtà che il principio d’una colpa.

Il re Ferdinando II, allora giovane, se n’era incapricciato e ne aveva ottenuto un convegno nel boschetto di quel Capodimonte, ove il conte Ruitz aveva fatto quel suo famoso burro. Or quel ritrovo era stato innocente quanto quello di Napoleone ad Arles, dove egli si limitò a mangiar delle ciliegie.

Il re Ferdinando si intrattenne a parlare con Cecilia del prezzo delle camicie, trovando che il suo fornitore gliele faceva pagar troppo care a venticinque lire l’una. Cecilia, che faceva viaggiare ogni metro di tela, venendo di Olanda, per le camicie di un re, al prezzo dei viaggiatori di prima classe, trovò, invece, che il fornitore le dava per niente.