Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/213

Da Wikisource.

— Come sua sposa! sclamarono don Bruto e don Gabriele.

— Il maestro Coralto era un vecchio amico di casa. Aveva dato delle lezioni di musica alla madre del marchese; forse era stato uno dei più intimi amici della Principessa di Noto, che ai suoi tempi passava per esser molto galante. Il maestro aveva tenuto sulle ginocchia il marchese quando era fanciullo. L’amava. E il marchese l’amava pure al modo che egli sapeva amare. Aveva, dunque, detto al maestro che mi aveva sposata, contro la volontà di suo padre, in segreto e che desiderava restar nascosto. Questa delicatezza dalla parte d’un brigante mi toccò un poco.

— Che generosità, infatti! disse Bruto.

— Dal giorno dopo, soggiunse Lena, io divenni l’allieva del dotto ed abile professore. Il marchese voleva farsi perdonare l’infamia del presente, preparando il mio avvenire.

— Comprendo ora il tuo debutto, disse Bruto.

— Il mio debutto è l’opera del caso. Appena il maestro Coralto ebbe udita la mia voce, si entusiasmò. Se avesse potuto trasfondere nel mio capo, con un fiat, tutto quello ch’egli sapeva, l’avrebbe fatto. Io era, diceva egli, la gloria della sua vecchiezza, l’ultima emozione. Aveva poco da fare in quanto alla mia voce, ma le diede il brillante e m’insegnò a servirmene con riserbo, come si serve degli ornamenti, a proposito, con gusto e con moderazione. Ma egli doveva insegnarmi altresì la parte materiale della musica. Il maestro Coralto era, come e’ diceva, uomo da sintesi e procedeva