Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/36

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zione, lo spinse da parte, salutò e chiuse la finestra.

Bruto restò confuso e pensieroso.

Al domani don Noè si occupò dei vestiti di suo nipote, poichè non era possibile di mandarlo nè a scuola, nè dove che sia, nell’arnese in cui era venuto da Moliterno.

Don Noè lo condusse alla Giudea vecchia, da un mercante di sua conoscenza, che lo servì da amico, cioè caro e male. L’onesto giudeo fece indossare a Bruto un saione che aveva servito da abito festivo ad un usciere, il quale cambiava più spesso di moglie legittima che di vestito. Vi accoppiò un panciotto, la cui stoffa, dopo aver brillato nel corredo da nozze della moglie d’un avvocato e aver coperto un sofà, era destinata a fiorire sul petto di Bruto. Calzoni, stivali, cappello, ogni addobbo aveva una genealogia ed una storia.

Ma, sia noncuranza, sia altro motivo, Bruto non se ne mostrò scontento. Quanto a due birichini, che si permisero di fare delle osservazioni scherzose sul suo aspetto, ad uno regalò una pesca su un occhio, all’altro slogò la clavicola.

Don Noè, vedendolo così azzimato, disse con compiacenza a Tartaruga, la serva:

— Eh! che te ne pare, Tartaruga, di mio nipote?

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Bruto entrava nelle battaglie della vita.