Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/123

Da Wikisource.

nostra parte. Ma questa parte non doveva essere la medesima per ambedue.

Il conte Andrea Zamoyski era stato l’amico di mio padre. Il marchese Alessandro Vielopolski-Myszkowski era parente di mia madre. Questi due personaggi, due incarnazioni della Polonia contemporanea, influirono in diversa maniera sul mio spirito e su quello di mio fratello, e decisero del nostro doppio destino. Io restai Polacco per opera della Polonia stessa, come il conte Andrea Zamoyski; Casimiro divenne Polacco per opera della Russia, come il marchese Wielopolski.

— La nobiltà polacca, diceva il marchese, preferirà certo meglio di camminare coi Russi alla testa della civiltà slava, giovane, vigorosa e piena d’avvenire, che di trascinarsi, imbarazzata, disprezzata, odiata, ingiuriata, in coda alla civiltà decrepita, brogliona e prosuntuosa delle nazioni occidentali. Diamoci dunque ai Romanoff da uomini liberi, che hanno il coraggio di riconoscersi vinti, senza condizioni, senza riserva, con una preghiera silenziosa sulle labbra: di strappare, cioè, alla razza tedesca i brani della Polonia del 1772, ch’essa possiede.

— Restiamo noi medesimi, diceva il conte Zamoyski, poichè Dio non ci ha confusi coi Russi, poichè tutti i tentativi ed i misfatti degli uomini per cangiarci sono falliti. Cinque o sei volte divisa e rimanipolata, vinta nel 1794, schiacciata nel 1831, data in mano alla rude assimilazione tedesca a Posen, massacrata in Gallizia, stritolata sotto la Russia, la Polonia attesta la sua vitalità indestruttibile. Questa nazione è un’anima anzi tutto. Operiamo come un’anima, e per l’anima; siamo il diritto e la giu-