Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/124

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stizia che, alla lunga, trionfano sempre della forza. Esistiamo, e persistiamo. La risurrezione per la forza non ci è mai riescita; proviamo la risurrezione per la trasformazione morale. Sursum corda!

Queste parole non potevano mancare di fare una breccia profonda in un carattere come il mio, freddo, convinto, perseverante, senza paura e senza impazienza. La teoria del marchese scosse mio fratello, cuore pieno di foga, altiero e vendicativo. Noi eravamo, nel fondo, i due sistemi della rinnovazione della Polonia; ma entrambi Polacchi. Pure ci parve che un abisso s’interponesse fra noi, e la tenerezza severa di nostra madre fu impotente a colmarlo.

Una circostanza allargò lo spazio che ci separava.

Casimiro s’innamorò della moglie di un generale russo, una Polacca. Entrò nell’esercito russo, e vi fece la sua strada. Nel 1861 era aiutante di campo del granduca Costantino. A quell’epoca, egli aveva ventidue anni, io ventiquattro. Egli era a Pietroburgo, io a Varsavia.


II.


Arrivavo dalla Germania, quando l’imperatore Alessandro II venne a Varsavia, nel maggio 1856. Le promesse del conte Orloff al Congresso di Parigi, le intenzioni liberali che si attribuivano al nuovo Czar, mantenevano nell’Europa occidentale la meravigliosa speranza della rigenerazione della Russia.