Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/153

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stata grande e nobile nella ristretta cerchia della famiglia; ma sostenere una parte la seduceva: ricoprire l’intera nazione col velo delle sue disgrazie, era il suo sogno. La sua tenerezza verso di me non aveva limiti; ma avrebbe creduto derogare al suo carattere, se l’avesse lasciata vedere, ed ella fosse apparsa più madre che Polacca. Nullaostante mi strinse fra le sue braccia, ed io sentii per la prima volta l’atrocità delle manette, non potendola stringere fra le mie. La mia presenza nel carcere aveva forse intimidito la madre di Zoliwski. La presenza di quei due testimonii esaltò invece mia madre. Ella respinse quanto vi poteva esser di donna nel suo cuor lacerato, e si atteggiò a cittadina.

Lo confesso, ne fui afflitto.

Io non le domandava un’ora di eroismo, ma un’ora di tenerezza materna.

— Ho veduto tuo fratello, mi diss’ella. Egli mi disse che tu non hai voluto riceverlo. Mi ha informato delle complicazioni terribili, che si sono aggravate su te.

— Io le affronto tranquillamente, madre mia, risposi io.

— Tu non sai forse ciò che ti riservano, continuò essa.

— Se l’avessi ignorato, madre mia, ho lì, nella persona del mio compagno, Carlo Zoliwski, l’esempio terribile del loro potere, di ciò ch’essi fanno prima di uccidere.

— Tu non hai a temere nè le verghe, nè lo knut, rispose mia madre; tu godi ancora del privilegio della nobiltà, l’esenzione dalle pene corporali. Ma essi hanno altri mezzi per maciullare la carne vivente e colpire l’anima.