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tradditorii che si portano sopra di lei: un funzionario vendicativo aveva aggravata esorbitantemente la mia pena a Omsk; un funzionario umano l’addolciva più che non avrebbe potuto, perocchè io avrei dovuto conservare le mie catene fino ad Ukbul!

Incontrai molti Polacchi, che mi diedero utilissimi ragguagli. Mi comperai dei vestiti caldi, dei grandi stivali di pelle di cane di mare, un berretto a pelli, che scendeva fino alle spalle e mi copriva il viso, non avendo che piccoli fori per la bocca e le orecchie. Cangiai un centinaio di rubli, e cucii il resto in una specie di legacci, che attorcigliai alle mie gambe, sotto le mie calze — e compresi l’utilità di questa precauzione ad Ukbul, quando mi misero affatto ignudo, fino alle anche, per verificare i miei connotati presi a Varsavia. Mi munii di un poco di chinino, cui nascosi pure nei risvolti dei miei stivali. E sei giorni dopo, ero alle miniere.

Il direttore, o piuttosto l’ispettore, al quale il mio gendarme rimise le carte che mi riguardavano, venne. Mi fece spogliare, e, colle carte in mano, verificò la mia identità. Poi ordinò d’iscrivermi al registro dei forzati, sotto il numero corrente, e di condurmi ad una specie di yurta, cui due altri minatori già occupavano. Cessai d’allora di essere un individuo, e non fui più che il numero 367.

All’indomani mi condussero alla miniera.

I pozzi della miniera erano in un precipizio della montagna, uno screpolo perpendicolare, largo un chilometro ed alto duemila piedi. La state, una magnifica cascata, prodotta dalla fusione delle nevi dei SablonoiFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376, metteva in movimento una ruota idraulica al servizio della miniera. L’inverno, quella cascata si can-