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giava in una gittata di cristallo sulle pareti grigie e rossastre della roccia. La fessura della montagna aveva delle asperità, ove si accoccavano dei ciuffi di lichene, degli arbusti e degli albericciuoli, che, l’inverno, assumevano l’aria di sgorbi geroglifici sur un foglio di carta bianca. Il vertice della montagna restava accappellato di neve tutto l’anno; gli spaldi, coperti di abeti e di betulle, prendevano per quattro mesi un bell’ornamento verde cupo. Ora, di già ottobre, l’inverno era cominciato, la neve era caduta, il vento soffiava: non più foglie, nè erba, nè uccelli; un sole squallido di freddoFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376, che si coricava alle tre e mezzo; un cielo sovente splendido, la notte, chiaro il giorno, ma rischiarando poco; o l’uragano di neve, che polverizzava ed aguzzava ad aghi la brina della vigilia. Una tristezza infinita succedeva ad una fatica snervante.

Io aveva visitate, nei miei viaggi, le miniere dell’Inghilterra, del Belgio, dell’Allemagna, perocchè io aveva studiato la geologia e la mineralogia. Non avevo fatto, del resto, che studii utili — e perciò molto poco di scienze morali e punto di metafisica. Le miniere della Siberia non m’offrirono alcuno di quei progressi che facilitano l’esplorazione, raddoppiano la produzione, garantiscono la vita e la salute del minatore. Quindi, non pompe idrauliche per l’estrazione dell’acqua e la trazione del minerale, non ferrovie nell’interno delle gallerie, non men-engine, come si chiama in Inghilterra, o fahrkunst, come si addimanda in Germania, per salire e discendere i minatori; non l’assisa salubre del minatore inglese e la candela al cappello che lo rischiara.

Il pozzo dell’Ukbul aveva 430 metri di profondità,