Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/22

Da Wikisource.

— 8 —

— Se non vi battete, sarò costretto di battervi io, di schiaffeggiarvi.

— Non mi oppongo. Domani vi farò rendere codesti schiaffi dal carnefice avanti di farvi appiccare.

Ogni discussione era inutile. Mio padre si avvicinò al colonnello, e lo percosse fortemente alla faccia. Il colonnello Schaffner restò bravamente impassibile, avvegnachè la sua testa piegasse a dritta ed a sinistra sotto la possente mano dell’oltraggiato. E’ credeva cavarsela con quella correzione, e guardava dal lato della porta. Ma mio padre aveva tutto previsto. Conosceva l’uomo. Fece quindi un segno a mia madre, la quale tirò dal cassettone un gomitolo di sottil corda. Il colonnello tremò. Divenne bianco come la camicia che aveva probabilmente portata al suo primo ritrovo di amore.

— Volete dunque appiccarmi? sclamò desso.

Mio padre non gli rispose. Sciolse la corda, si avvicinò all’uomo, e, di un colpo di pugno nel petto, di un calcio nelle gambe, lo gettò a terra. Avanti che il colonnello avesse compreso ciò che volevasi fare di lui, si trovò i due polsi solidamente legati, i piedi strettamente avvinti alle cavicchie, mani e piedi legati dietro la schiena, in maniera che il trapezio era divenuto oramai un gomitolo. Mia madre aprì la botola che chiudeva la cantina. Mio padre trascinò il colonnello, che gridava ora come un pappagallo incollerito, e lo lasciò rotolare giù, sopra un piano inclinato di ventidue gradini.

— Ajuto, soccorso, mi assassinano! fu l’ultimo grido che gettò colui arrivando al fondo della scala.

La botola ricadde su lui, e non intendemmo più che un gemito soffocato. Mia madre preparò la ta-