Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/225

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cata; un ruscello di sangue colava intorno a noi. Nulla valse: eravamo circondati da gole formidabili, armate, spalancate, affamate, livide, gettanti urli che ci atterrivano. Cesara caricava i fucili; col coltellaccio alla mano, noi sventravamo i lupi che si avvicinavano. Nulla valse: no, nulla valse.

Mentre lottavamo da un lato, altri lupi si precipitavano sulle nostre sventurate renne, e, con un colpo di zanna, aprirono loro la jugulare. Esse gittarono un bramito lamentevole, che ci lacerò il cuore. Giammai in vita mia, in alcuna circostanza, io ho risentito un dolore più dilaniante. La banda intera si scagliò allora sulla preda. Noi mietevamo le teste come spighe. I brani di carne volavano all’aria.... A un tratto, un grugnito formidabile risuonò di fianco a noi, sul limitare della selva. Erano due orsi, uno bruno ed uno grigio.

— Ah perchè non siete arrivati prima — gridò Metek con una voce di rimprovero, arringando gli orsi — briganti.... vigliacchi...

E non continuò la sua frase...


IX.


I lupi, incomodamente interrotti nel loro festino da quei parassiti intrusi, che venivano ad imporsi al banchetto senza aver sostenuta la battaglia, fecero voltafaccia all’istante. Gli orsi retrocessero di qualche passo, e si addossarono ad un macigno, onde