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s’inselvò nelle macchie. L’orso grigio, invece, si sedè sulle sue lacche, e cominciò a dondolarsi, guardandoci. Si sarebbe detto che, alla frutta, esso avesse voglia di chiacchiere.
Voi sapete che l’orso grigio si nutre di vegetabili, e di pesce, anzichè di carne; non è feroce, al punto che gli Ostiaki della Siberia occidentale, al principio dell’inverno, li menano a Berezoff in branchi considerevoli, e la carne loro si vende ai beccaj mentre la pelle è destinata al commercio delle pellicce. L’orso grigio è dolce, intelligente, socievole, e sopratutto, quando è sazio o quando qualcuno s’incarica di nutrirlo, esso può divenire un animale domestico molto utile. Il nostro orso grigio aveva probabilmente ronzato attorno alle yurte degli indigeni, ed erasi familiarizzato all’aspetto dell’uomo.
— Noi stiamo per giocare la vita, mi disse Metek basso all’orecchio: ma, se Dio ci aiuta, siamo forse salvi.
E’ si mise allora a cantare il lied siberiano seguente:
«Non mi occorre nè penna nè inchiostro per scrivere la mia lettera: — Una lagrima bruciante basterà! — Questa colomba a gola rossa e violetta sarà il mio messaggiero. — Gentile colomba, fa presto, parti, e spicca il tuo volo verso Jakoutsk, la bella città. — Tu caccerai la mia lettera sotto la sua porta, o la lascerai cadere sotto la sua finestra».
Metek, si tacque e guardò l’orso. Questo continuava a dondolarsi, spensieratamente, in cadenza, e quasi sonnecchiando.
— Diavolo! disse Metek, esso è difficile a contentare. Eppure io non gli ho cantato uno dei nostri andiltehinè guerrieri, ma il più soave dei nostri lai femminili. Ciò non lo tocca. Su, presto,