Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/355

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— Che nipote?

— Ma, il marchese di Tregle, dunque! Voi nol sapevate?..

— Egli è dunque ancora colà?

— Lo credo bene! Non faceva che entrare, ero lì per raggiungerlo, quando, bum! mi si chiudono le porte sul muso.

Il capitano respirò. E’ cominciò allora e bussare ed a gridare:

— In nome del re! aprite, in nome del re....

Infrattanto la forza pubblica si accalcava e circondava casa e giardino. Impossibile di fuggire. Più il capitano bussava però, più l’uscio restava chiuso e la gente di dentro silenziosa. Il padre di Serafina si trovava innanzi al portone come gli altri. Si era rimarcato che il mio cavallo era ancora alla scuderia. Dunque, io era in trappola. Il capitano fece un’ultima intimazione, dichiarando, che egli stava per rovesciar tutto, anche i muri, e si chiamò un chiavaio.

Quest’artefice arrivò. Il capitano gli ordinò di aprire.

— Piano, piano, prese a dire allora il mio eccellente zio; la legge è la legge, mio vecchio amico, ed essa è legge per tutti. Voi dovete entrar lì dentro per affar di servizio. A meraviglia. Io lo desidero più che voi, per abbracciare il marchese mio nipote. Un deputato che va al Parlamento, cappita? gli è interessante di essere zio di codesto, capite! Ma facciamo le cose in regola, senza che, io mi costituisco parte lesa, e vi chiamo responsabile di tutte le irregolarità. L’articolo 23 della Costituzione dice: «il domicilio è inviolabile». Per l’articolo 38 poi, i deputati sono