Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/367

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condurmi alla riva del mare, in un vecchio casolare abbandonato dalla dogana, e mi lasciò quivi per andare in casa sua a cercarmi del pane e vedere se sua moglie era morta. Quel vecchio aveva la testa di San Pietro: una testa ostinata, tenace, violenta, bronzata.

Una mezz’ora dopo, e’ tornò, portandomi del pane ed un pesce fritto. Mi dimandò scusa di avermi fatto aspettar tanto. — E soggiunse: che non era colpa sua, che sua moglie veniva giusto allora di spirare, che egli aveva chiusa la porta, coperto il fuoco, allumato una lucerna innanzi la morta, che aveva qualche ora libera da spendere e che poteva accompagnarmi fino a.....

Io udii uno strepito lontano. La notte era venuta completamente. Udii qualche cosa di appena percettibile, che marciava sulla strada consolare. Il rumore si avvicinava, diveniva più distinto. Era una cavalcatura che camminava, un cavallo che galoppava. Il cuore si chiuse, si allargò, si ristrinse di nuovo: «Sono le genti che vengono a catturarmi; il vecchio S. Pietro è andato a denunziarmi.... Che? un nitrito? un nitrito!....»

Mi precipitai fuori, uscii sulla grande strada....

Il mio cavallo mi aveva fiutato. E’ mi chiamava....

Mio cugino era stato sorvegliato tutto il dì e non aveva potuto partire senza farsi scoprire.

Io saltai come un tigre sul mio cavallo. Senza toccare nè crine nè staffe, mi sentii in sella. E mio cugino inforcava le groppe. Ero salvo! ero salvo!

Io obliai perfino di dir grazie al mio S. Pietro e di dargli la mia borsa. La gioia è brutale ed ingrata. Quell’uomo è desso restato onesto dopo codesto? Que-