Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/112

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— Lo si può, milord, conformandosi a certe regole stabilite dai fondatori.

— Quali, madama?

— Da prima, milord, è mestieri conoscere il nome della persona che piglia a sua carico l’esistenza del trovatello cui le si affida, ed in seguito che vuole ella farne.

— In questo caso, madama — riprese con solennità il forestiero — io vi dimando questa fanciulla. Io sono il principe Pietro di Lavandall, cugino della duchessa di Shetland.

La direttrice e Maud levarono gli occhi attoniti sul principe.

— Come, Vostra Grazia...? — prese a balbuziare mistress Grown imbarazzatissima, dopo alcuni minuti di silenzio... Ma... scusi, milord... non m’inganno io forse? Vostra Grazia dimanda...

— Io vi dimando, madama, questa giovinetta — rispose il principe vivamente agitato.

— Mille grazie per lei, milord — riprese la direttrice. Perocchè gli è, senza dubbio, per farne una cameriera della signora principessa di Lavandall...

— Punto, madama.

— Ma allora, milord — soggiunse mistress Grown, rivenendo un po’ della sua sorpresa... — che vorreste voi fare di questa povera orfana?

— Mia moglie, madama. Voglio farne la principessa Pietro di Lavandall.

E ciò dicendo, salutò le due donne e si allontanò di un passo rapido.

— A casa, e ventre a terra — gridò il principe ai suoi lacchè, salendo in vettura.

Sentiva che la sua emozione era per sopraffarlo.


II.

Il giorno delle nozze.

Il generale principe Paolo di Lavandall era venuto a Parigi nel 1815 con gli eserciti confederati stranieri.

Alla corte di Luigi XVIII, egli aveva conosciuto Paolina,